di Lorenzo Parolin[L8/868]
- La felicità , di fatto, scaturisce dall’amore. Per vivere la gioia non c’è altra via che voler bene in modo gratuito al prossimo anche se è rompiscatole. Senza amore (in senso cristiano) non c’è gioia e non è possibile la felicità. - L’amore è legato al sacrificio. Riesce a praticare l’amore solo chi accolga la pedagogia scomoda del Vangelo: accettare, anche se a prima vista appare un controsenso, che i sacrifici , le sofferenze e le croci, odiate da tutti, siano strumenti di crescita! Qui entra in campo la fede. - Il sacrificio è richiesto dal peccato. Le proprie pecche (azioni cattive) non vengono perdonate gratuitamente: sono necessarie delle penitenze e degli atti d’amore. Sta scritto infatti: “Se non fate penitenza, perirete tutti”. Le malefatte devono essere espiate. - In sintesi : riconoscersi peccatori, pentirsi, riparare i danni prodotti facendo dei sacrifici da offrire a Dio e al prossimo in pura perdita (per amore), è il segreto (la formula magica) della felicità. Purtroppo, lo spirito di penitenza ha lasciato il posto all’aspirazione al piacere, con conseguente affossamento della gioia. Sotto l’inganno satanico, che spinge l’uomo verso ciò che gli piace anziché verso ciò che gli fa bene, ci siamo condannati e abituati alla tristezza e all’infelicità. La felicità su questa terra scaturisce da una metodica azione caritatevole. Prima si capisce questo segreto e se ne accetta il costo non leggero, prima il bilancio della gioia torna in attivo.
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/868]